Cosa c’entra lo sport?

Io mi alleno tutti i giorni

No, non sono affatto un’atleta professionista, ma sono una cantante professionista, ed essendo il mio corpo, inteso nella sua interezza, psiche inclusa, il mio strumento di lavoro, è doveroso da parte mia mantenerlo sano, giovane, forte e gradevole all’aspetto.

Suonereste in concerto con un violino rotto, scordato e impolverato?

Questa è la premessa con cui anni fa ho iniziato a praticare gradualmente attività sportiva. Ma non è tutto!

Come ho già raccontato nella mia bio (https://www.demetrafogazza.com/chi-siamo), questo mi ha dato la possibilità di venire a contatto con dei Coach molto competenti che mi hanno trasmesso un certo tipo di mentalità sull’approccio all’allenamento a 360°.

Parlo soprattutto di approccio mentale, di obiettivi, di superamento dei propri limiti ma soprattutto di pianificazione del lavoro, fatta di sotto-obiettivi, misurabili e concreti. In pratica si tratta di una crescita continua, un’evoluzione magica del corpo e di tutta la persona. 

Come poteva tutto ciò non avere un riscontro nella didattica? 

Parlando del mio lavoro uso volontariamente il termine Vocal Coach, anche se in italiano il significato è semplicemente “insegnante di canto”. Esterofilia? Gusto per le americanate? Non proprio!

Il coaching, è un concetto che racchiude in sé molto di più di una mera trasmissione di conoscenze. Qui devo ammettere che la lingua inglese corre in nostro aiuto, con una parola sola… un mondo di significati!

Quando parliamo di coaching  intendiamo tutto quel processo di sviluppo delle capacità, delle risorse e delle competenze di una persona in diversi ambiti della sua vita. Il Coach è un professionista qualificato, che ha il compito di individuare quali sono esattamente gli ambiti del potenziale di crescita del proprio allievo-atleta-discente, e di definire insieme a lui/lei un programma, rigorosamente personalizzato, finalizzato al raggiungimento dei suoi obiettivi professionali (e perché no, anche personali!).

È capitato a molti di incontrare un Maestro, un Mentore, che si sia fatto carico personalmente, in assoluta buona fede, dell’intero percorso di crescita del proprio pupillo come se fosse il proprio, diventando una specie di premuros(issim)a mamma. Molto bello ma… spesso capita di riscontrare la mancanza di un dettaglio fondamentale:

La responsabilizzazione del diretto interessato.

Molti maestri della vecchia scuola hanno sofferto (o soffrono tuttora) di un certo senso di “possesso” nei confronti dell’allievo. Una velata gelosia, un malcelato terrore di poter essere sostituiti da un altro Maestro, vivendo un eventuale cambio di percorso come un vero e proprio tradimento personale.

Ed è così che spesso il giovane cantante passa da un regime ad un altro, catechizzato sotto una certa filosofia piuttosto che un’altra. 

“Non studiare lì, ti rovinano!” 

Ma siamo sicuri che ci sia gente in grado di rovinare la voce di qualcuno?

Sicuramente in molti possono giurare di aver subito trattamenti pericolosi da parte dei propri insegnanti.

Ma perché succede questo? Cosa ti porta addirittura alla rovina?

Ovvio, i macellai esistono in ogni ambito, ma credo fortemente che la sola forma di difesa sia la consapevolezza.

Sì, lo ripeto forte:

CONSAPEVOLEZZA

Se non sai cosa stai facendo e perché, sarà facile farsi stregare dal primo Guru di passaggio.

Consapevolezza estesa anche come approccio scientifico alla conoscenza e  competenza in quel determinato ambito.

ATTENZIONE: Il rischio che corrono i più curiosi è quello di cercare di formarsi una conoscenza online, leggendo qua e là articoli e seguendo videolezioni preconfezionate di dubbia qualità, non sapendo cosa stanno leggendo/osservando e non avendo gli strumenti necessari per comprendere appieno quanto trasmesso. Il solito limite del fai-da-te insomma.

Che far dunque?

Dunque il Coach dovrà avere l’onestà intellettuale di mostrare all’allievo come stanno le cose, dovrà sì trasmettere conoscenza e competenza, ma dovrà farlo spiegando e dimostrando al discente il funzionamento dei vari meccanismi, con una logica lineare sulle leggi di causa-effetto. La conoscenza non dovrebbe calare dall’alto e non dovrebbe essere acquisita come un atto di fede. Piuttosto credo che lo sviluppo e la crescita siano una strada da esplorare insieme, cambiando strategie all’occorrenza e personalizzando il percorso avendo sempre fissa la meta.

E quindi cosa c’entra lo sport?

Essendo qualcosa di molto fisico e concreto, che riguarda la persona, il mondo dello sport ha costruito da subito un modello di pianificazione personalizzata dell’allenamento, tenendo in estrema considerazione l’aspetto psicologico quanto quello emotivo, l’importanza del lavoro di squadra, le dinamiche, la meta comune… 

Non a caso il mondo aziendale è stato tra i primi a ricalcare il modello sportivo per aggiornare il proprio mindset ed adeguarsi anche commercialmente al un mondo in sempre più rapida evoluzione.

Non dimentichiamo poi un altro aspetto fondamentale che ci insegna lo sport: la disciplina!

O meglio, l’autodisciplina. Quindi non imposizioni di regole dettate gerarchicamente, ma il desiderio e il bisogno interiore di auto regolarsi e ricercare costanza nell’allenamento e nell’intero stile di vita.
Inoltre lo dicevano già gli antichi greci, assumendo come primo valore la  kalokagathìa (esser belli ed eccellere in ciò che si fa), che la mente e il corpo, la competenza e la perizia, la saggezza e la forza non vanno considerati come qualcosa di separato, ma vanno allenati simultaneamente. Non a caso hanno inventato i giochi olimpici, non a caso poi l’antica Roma ha continuato coi ginnasi e col famoso motto mens sana in corpore sano (no, dai, questo non ve lo traduco!).

[Mi limito in questa sede a citare solo gli albori della cultura occidentale, se inizio a parlare di Samurai non la smettiamo più!]

Quindi nel mio lavoro lo sport c’entra eccome!

Per la mentalità

Per l’autodisciplina

Per la preparazione atletica della voce, del cantante e del musicista

Per la pianificazione di una didattica funzionale

Perché superare i propri limiti e uscire dalla comfort zone è bellissimo

Per la bellezza intrinseca nella fatica, nel rialzarsi dopo ogni caduta, per le certezze che ci dà la costanza di una routine 

Per la meraviglia di trovarsi in cima ad una vetta che dal basso sembrava altissima…

Oh sì, lo sport c’entra eccome!